
“Tutti i pensieri che facciamo oggi, influiranno sulla nostra storia di domani” Italo Calvino.
Pensando al presente e al mondo della digital communication tale espressione ci catapulta in un contesto fatto di rapidi cambiamenti, immaterialità e piattaforme in divenire. Un frammentato luogo costellato di strumenti, novità, contenuti e best practices dalle quali prendere spunto e in alcuni casi distanziarsi.
Si, distanziarsi, hai letto correttamente, perché di certo quell’attività o quel contenuto che hanno portato tanta “fortuna” a un determinato concorrente, per te potrebbero rivelarsi l’epic fail tanto temuto.
Ogni brand, impresa o organizzazione, ha una propria storia e dei valori fondanti, che non permettono di sperare nell’efficacia delle 7 o delle 10 regole d’oro necessarie per trovare il successo nel digitale. Osservare i concorrenti ed esaminare le strategie altrui è sicuramente necessario, ma al fine di saperne cogliere gli aspetti positivi che potrebbero ispirare le nostre. Un’attività indispensabile e aggiungo primaria al fine di sviluppare e progettare strategie di comunicazione digitale.
Dobbiamo comprendere come il digitale non sia solo un insieme di strumenti o un mezzo per strategie di breve termine, ma un vero e proprio ecosistema digitale nel quale costruire relazioni ed esperienze.
Lo dico spesso: il digitale è prima di tutto cultura e poi tecniche e strumenti.
Pertanto, in questo delicato e innovativo contesto storico, quali sono le sfide che ogni brand, marketers o azienda dovrà affrontare? No, non parlerò di nuovi social, piattaforme innovative o trend internazionali, ma di quelle che definisco le sfide “culturali” del mondo digitale:
Effetto Moda
Le persone e i brand si confrontano con il digitale vivendo in relazione all’effetto moda: la tendenza a focalizzarsi su una particolare piattaforma o strumento solamente perché utilizzato dai più in quel determinato momento storico. Un effetto particolarmente diffuso all’interno della digital communication che porta brand e imprese a ragionare spesso su elementi caratterizzanti il momento e non per compatibilità con gli obiettivi o valori di brand. Ecco, al di là del “lo usano tutti”, le persone iniziano a chiedere ai brand un cambiamento di prospettiva, che sappia recuperare il vero valore della relazione. La voglia di sperimentare, la novità e il vivere nel cambiamento continuo sta esaurendo il suo potere trainante nei confronti delle persone.
Dimensione “slow”
Ammettiamolo, l’intensità del digitale sta creando i primi problemi, nonché i primi fenomeni di disconnessione. Sarà un caso se negli ultimi anni aziende quali Google o Apple, ad esempio, hanno introdotto strumenti che ci supportano, e volendo ci limitano, nell’utilizzo dello smartphone e dei social? I brand hanno l’opportunità di cogliere questa necessità e sviluppare contenuti che possano essere realmente di valore e significativi per le persone.
Esperienze “Humane”
Il tema dell’esperienza è uno dei temi caldi se parliamo di digitale. Numerosi studi hanno confermato come l’esperienza digitale abbia per le persone un valore similare all’esperienza reale. Ecco, Il contesto odierno ci richiede un approccio “humane” (e non più solo “human”) ai dati e deve richiamare la nostra capacità di declinare sul digitale le reali interazioni personali. Una provocazione: iniziamo a considerare il digitale non più solo come “human” inteso come aggettivo per riferirsi a “cose e strumenti” che hanno a che fare con l’essere umano, ma “HUMANE” inteso come aggettivo per riferirsi ad atteggiamenti che hanno a che fare con le persone.
Poniti una domanda: sono consapevole che ciò che metto in atto nelle mie comunicazioni social e digital, in una parte del tutto, contribuisce a quella che un domani sarà la cultura digitale?
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